TRA.MARE
...tramare fili...
...sottesi da abili mani...
...la trama delle vicende...
...inesorabilmente si affina...
...mentre menti nobili...
...tramano nuove azioni...
...e costantemente rimaniamo...
...sospesi tra il cielo...
...ed il mare...
...forse si è soltanto distratto.
EDIFICIO DIREZIONALE AMMINISTRATIVO - OLBIA
Località: | Olbia |
---|---|
Cliente: | Comune di Olbia |
Team: | HZ Studio |
Incarico: | Competition |
Data progetto: | 2010 |
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La progettazione dell’edificio multifunzionale con carattere direzionale/amministrativo, è stata preceduta da una lettura funzionale e compositiva del tessuto della città di Olbia per la ricerca di unicità/tipicità latenti nel tessuto esistente e le connessioni sia ideali che reali caratterizzanti la struttura consolidata, ed in particolare della zona interstiziale tra/mare e centro storico, e dallo studio più puntuale e approfondito del contesto più vicino al lotto sede dell’Ex Consorzio Agrario, per trovare degli elementi continuativi e allo stesso tempo innovativi di connessione e recupero rispetto alla città.
Questa lettura ha portato alla luce alcune possibili connessioni da tenere presenti nelle fasi successive, dettate dalla presenza di punti evidentemente focali presenti nel territorio: i parchi, la chiesa di San Simplicio, il vicino Museo Archeologico, alcune strade cardine per i flussi cittadini, altri edifici ospitanti organi amministrativi.
Lo studio del waterfront diventa quindi un punto fondamentale, ma non l’unico, da cui parte necessariamente il progetto, in quanto esso rappresenta una fascia delicata del tessuto urbano, considerando che rappresenta un elemento di transizione tra due contesti differenti per funzione e per tessuto.
Il nostro intervento si affaccia su un lungomare in via di riqualificazione, che porterà probabilmente un maggior afflusso di persone, in particolar modo nel periodo estivo, data anche la vicinanza con il molo crociere.
In questo contesto, il progetto si pone come una porta della città, immagine quale biglietto da visita, che poi diviene nel piano terra una esposizione a cielo aperto dei luoghi e delle tipicità di Olbia per il turista distratto o per il viaggiatore senza tempo – con tale sistema paesaggistico creato si vuole fornire un punto di vista sulla città e l’hinterland come se si fornisse al visitatore un biglietto da visita; un’apertura del fronte genera passaggi e connessioni che allo stato attuale sono totalmente latenti: questo è uno dei concetti generatori della forma che assumerà l’edificio. Esso vuole essere un elemento permeabile alla cittadinanza e non un ulteriore tassello che chiude il centro abitato; vuole offrire alla città uno spazio nuovo, di qualità ed una nuova prospettiva di sviluppo del porto.
Un edificio è pensato per intercettare dunque i flussi, che fino ad ora scorrono in spazi più lontani, lungo le principali strade commerciali e più antiche della città, lungo il porto, ed offrire una strada alternativa per il raggiungimento del centro storico.
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Passando dalle idee al progetto, si è cercato di raggiungere gli obiettivi preposti, attraverso un edificio a corpo unico che nasce seguendo le linee direttrici del lotto, che regalano al fabbricato una forma quasi a ventaglio, che sembra attirare il flusso di persone dal lungo porto per accompagnarle nel centro cittadino.
Si è cercato di alleggerire la base dell’edificio, creando in piano terra due corpi separati che quasi lo sospendono in aria, favorendo ancor di più i passaggi attraverso il lotto. Al piano terra sono state concepite delle destinazioni d’uso differenti rispetto all’uso amministrativo/direzione, per poter attrarre nel luogo maggiore quantità e diversa tipologia di persone: nella fattispecie si è pensato ad un punto ristoro/bar e ad un infopoint/libreria/servizi turistici.
Compositivamente lo studio delle facciate è stato ottenuto dopo una lunga analisi, riportata in minima parte nelle tavole allegate, generata dallo studio del tessuto urbano e dal confronto tra i pieni e i vuoti della tessitura urbana.
Andando a geometrizzare la texture dell’edificato si ottiene una griglia che rappresenta, schematizzandolo, il concetto di diradamento e dissoluzione che dal pieno totale conduce al vuoto.
Si vuole applicare questo stesso concetto all'involucro dell’edifico, composto da una trama di portali ripetuti - evocazione delle architetture classiche di rappresentanza ma allo stesso tempo articolato/complesso/di immagine come la società odierna - prima modulati poi sfalsati ed utilizzata in ognuna delle quattro facciate in modo differente, in base all'orientamento, alla necessità o possibilità di creare delle aperture, alla soluzione compositiva ricercata.
Nella facciata nord, sulla via Garibaldi, quindi riferita al centro storico, prevalgono i pieni per rispecchiare il tessuto compositivo e studiata dal punto di vista termico con il contenimento delle bucature e l’inerzia termica, verso cui si affaccia e per schermare la facciata esposta ai venti più freddi.
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La facciata sulla via Genova, sul mare, presenta lo stesso trattamento e la stessa logica, ma si parte dal vuoto e ordinato dei primi piani, che rispecchia il mare, e termina negli ultimi piani con un ritmo più irregolare e con qualche pieno in maniera progressiva sempre più numerosi. Il ruolo della doppia facciata creata col portale non è solo compositiva, ma risponde anche all’esigenza funzionale di schermare dai raggi solari l’edificio che in quella direzione è esposto a sud, sud-est. La logica è comune ed è un processo che va dal più al meno, dal pieno al vuoto: le due facciate sono l’una il continuo dell’altra, due porte che invitano all’ingresso e all’attraversamento.
Nelle due facciate laterali è riproposto il medesimo tema ed il medesimo concetto, ma interpretato diversamente: i portali che prima erano una doppia facciata, monumentale e geometrica diventano adesso degli elementi che escono dall’edificio, permettendo delle aperture verso l’esterno pur limitando l’affaccio verso il lotto adiacente. Questi sono più numerosi verso la facciata nord, il centro storico, e si diradano verso quella sud, verso il vuoto del mare; sono accompagnati da una maglia metallica striata che, fungendo da seconda pelle dell’edificio, genera insieme ai pieni dei volumi uscenti, una trama intrecciata; inoltre è stata concepita per ottimizzare la gestione delle facciate, nascondendo le passerelle.
Il prospetto sud – ovest, la “schiena” dell’edificio – in aderenza al lotto, è trattata per mezzo dell’inverso di quella appena descritta: lo schema dei portali è presente solo come memoria, in bassorilievo, i pieni dei volumi che dall’altra parte vengono fuori sono solo appena percettibili per mezzo delle ombre che si creano dal muro leggermente arretrato.
Per ciò che riguarda i materiali ed i colori scelti, dopo aver preso visione delle facciate di alcuni edifici di rilievo della zona, come la chiesa di San Simplicio e il vicino Museo, la volontà è stata quella di prediligere gli stessi colori e/o materiali - la chiesa presenta una pietra granitica sul color rosa/ocra - il museo è invece realizzato mediante una pietra artificiale che richiama il colore della spiaggia di Pittulongu, simile a quello del granito della chiesa. Tendenzialmente ci si propone di mantenersi sulla stessa linea quale memoria dei luoghi.
EDIFICIO DIREZIONALE AMMINISTRATIVO - OLBIA
Località: | Olbia |
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Cliente: | Comune di Olbia |
Team: | HZ Studio |
Incarico: | Competition |
Data progetto: | 2010 |
TRA.MARE
...tramare fili...
...sottesi da abili mani...
...la trama delle vicende...
...inesorabilmente si affina...
...mentre menti nobili...
...tramano nuove azioni...
...e costantemente rimaniamo...
...sospesi tra il cielo...
...ed il mare...
...forse si è soltanto distratto.
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La progettazione dell’edificio multifunzionale con carattere direzionale/amministrativo, è stata preceduta da una lettura funzionale e compositiva del tessuto della città di Olbia per la ricerca di unicità/tipicità latenti nel tessuto esistente e le connessioni sia ideali che reali caratterizzanti la struttura consolidata, ed in particolare della zona interstiziale tra/mare e centro storico, e dallo studio più puntuale e approfondito del contesto più vicino al lotto sede dell’Ex Consorzio Agrario, per trovare degli elementi continuativi e allo stesso tempo innovativi di connessione e recupero rispetto alla città.
Questa lettura ha portato alla luce alcune possibili connessioni da tenere presenti nelle fasi successive, dettate dalla presenza di punti evidentemente focali presenti nel territorio: i parchi, la chiesa di San Simplicio, il vicino Museo Archeologico, alcune strade cardine per i flussi cittadini, altri edifici ospitanti organi amministrativi.
Lo studio del waterfront diventa quindi un punto fondamentale, ma non l’unico, da cui parte necessariamente il progetto, in quanto esso rappresenta una fascia delicata del tessuto urbano, considerando che rappresenta un elemento di transizione tra due contesti differenti per funzione e per tessuto.
Il nostro intervento si affaccia su un lungomare in via di riqualificazione, che porterà probabilmente un maggior afflusso di persone, in particolar modo nel periodo estivo, data anche la vicinanza con il molo crociere.
In questo contesto, il progetto si pone come una porta della città, immagine quale biglietto da visita, che poi diviene nel piano terra una esposizione a cielo aperto dei luoghi e delle tipicità di Olbia per il turista distratto o per il viaggiatore senza tempo – con tale sistema paesaggistico creato si vuole fornire un punto di vista sulla città e l’hinterland come se si fornisse al visitatore un biglietto da visita; un’apertura del fronte genera passaggi e connessioni che allo stato attuale sono totalmente latenti: questo è uno dei concetti generatori della forma che assumerà l’edificio. Esso vuole essere un elemento permeabile alla cittadinanza e non un ulteriore tassello che chiude il centro abitato; vuole offrire alla città uno spazio nuovo, di qualità ed una nuova prospettiva di sviluppo del porto.
Un edificio è pensato per intercettare dunque i flussi, che fino ad ora scorrono in spazi più lontani, lungo le principali strade commerciali e più antiche della città, lungo il porto, ed offrire una strada alternativa per il raggiungimento del centro storico.
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Passando dalle idee al progetto, si è cercato di raggiungere gli obiettivi preposti, attraverso un edificio a corpo unico che nasce seguendo le linee direttrici del lotto, che regalano al fabbricato una forma quasi a ventaglio, che sembra attirare il flusso di persone dal lungo porto per accompagnarle nel centro cittadino.
Si è cercato di alleggerire la base dell’edificio, creando in piano terra due corpi separati che quasi lo sospendono in aria, favorendo ancor di più i passaggi attraverso il lotto. Al piano terra sono state concepite delle destinazioni d’uso differenti rispetto all’uso amministrativo/direzione, per poter attrarre nel luogo maggiore quantità e diversa tipologia di persone: nella fattispecie si è pensato ad un punto ristoro/bar e ad un infopoint/libreria/servizi turistici.
Compositivamente lo studio delle facciate è stato ottenuto dopo una lunga analisi, riportata in minima parte nelle tavole allegate, generata dallo studio del tessuto urbano e dal confronto tra i pieni e i vuoti della tessitura urbana.
Andando a geometrizzare la texture dell’edificato si ottiene una griglia che rappresenta, schematizzandolo, il concetto di diradamento e dissoluzione che dal pieno totale conduce al vuoto.
Si vuole applicare questo stesso concetto all'involucro dell’edifico, composto da una trama di portali ripetuti - evocazione delle architetture classiche di rappresentanza ma allo stesso tempo articolato/complesso/di immagine come la società odierna - prima modulati poi sfalsati ed utilizzata in ognuna delle quattro facciate in modo differente, in base all'orientamento, alla necessità o possibilità di creare delle aperture, alla soluzione compositiva ricercata.
Nella facciata nord, sulla via Garibaldi, quindi riferita al centro storico, prevalgono i pieni per rispecchiare il tessuto compositivo e studiata dal punto di vista termico con il contenimento delle bucature e l’inerzia termica, verso cui si affaccia e per schermare la facciata esposta ai venti più freddi.
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La facciata sulla via Genova, sul mare, presenta lo stesso trattamento e la stessa logica, ma si parte dal vuoto e ordinato dei primi piani, che rispecchia il mare, e termina negli ultimi piani con un ritmo più irregolare e con qualche pieno in maniera progressiva sempre più numerosi. Il ruolo della doppia facciata creata col portale non è solo compositiva, ma risponde anche all’esigenza funzionale di schermare dai raggi solari l’edificio che in quella direzione è esposto a sud, sud-est. La logica è comune ed è un processo che va dal più al meno, dal pieno al vuoto: le due facciate sono l’una il continuo dell’altra, due porte che invitano all’ingresso e all’attraversamento.
Nelle due facciate laterali è riproposto il medesimo tema ed il medesimo concetto, ma interpretato diversamente: i portali che prima erano una doppia facciata, monumentale e geometrica diventano adesso degli elementi che escono dall’edificio, permettendo delle aperture verso l’esterno pur limitando l’affaccio verso il lotto adiacente. Questi sono più numerosi verso la facciata nord, il centro storico, e si diradano verso quella sud, verso il vuoto del mare; sono accompagnati da una maglia metallica striata che, fungendo da seconda pelle dell’edificio, genera insieme ai pieni dei volumi uscenti, una trama intrecciata; inoltre è stata concepita per ottimizzare la gestione delle facciate, nascondendo le passerelle.
Il prospetto sud – ovest, la “schiena” dell’edificio – in aderenza al lotto, è trattata per mezzo dell’inverso di quella appena descritta: lo schema dei portali è presente solo come memoria, in bassorilievo, i pieni dei volumi che dall’altra parte vengono fuori sono solo appena percettibili per mezzo delle ombre che si creano dal muro leggermente arretrato.
Per ciò che riguarda i materiali ed i colori scelti, dopo aver preso visione delle facciate di alcuni edifici di rilievo della zona, come la chiesa di San Simplicio e il vicino Museo, la volontà è stata quella di prediligere gli stessi colori e/o materiali - la chiesa presenta una pietra granitica sul color rosa/ocra - il museo è invece realizzato mediante una pietra artificiale che richiama il colore della spiaggia di Pittulongu, simile a quello del granito della chiesa. Tendenzialmente ci si propone di mantenersi sulla stessa linea quale memoria dei luoghi.